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Stefano Olmastroni, un addetto alle pulizie, stava riordinando gli scaffali in un supermercato che vendeva prodotti agricoli a Firenze poco prima di morire il 13 luglio, quando l’ Italia era nel bel mezzo di un anticiclone chiamato Cerberus che ha spinto le temperature oltre i 40°C.
All’inizio della giornata, il 61enne ha detto ai parenti che stava lottando per lavorare con il caldo e si sentiva pigro. Non vedeva l’ora di riposarsi nel suo giorno libero il giorno dopo.
Olmastroni, che aveva problemi di cuore, ha terminato il suo turno alle 15:00 ed è stato poi ritrovato accasciato nello spogliatoio.
“Quando l’hanno trovato, la temperatura nello spogliatoio era di 39 gradi”, ha detto sua nipote, Sara Ndere Olmastroni. «È morto prima che potessero portarlo in ospedale.»
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Eh, lo so che il problema è quello. Ma, secondo me, quando c’è di mezzo la salute sindacati e lavoratori dovrebbero fare un passo indietro e scendere a patti con le aziende accettando la stessa paga diurna per non crepare di caldo…
@Daevan @emox nella dialettica con certi datori di lavoro, tipo quelli dell’edilizia civile, i passi indietro si fanno solo per prendere la rincorsa e tirar calci
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